Dossier di Legambiente sull’ecotassa
12 Maggio 2013
La scorsa estate Legambiente ha proposto alle 19 Regioni italiane e alle 2 Province autonome un questionario sull’ecotassa che è stata introdotta, nel 1995, come tributo speciale per lo smaltimento in discarica al fine di disincentivare e rendere residuale l’interramento dei rifiuti.
Quali effetti ha prodotto l’ecotassa a quasi vent’anni dalla sua introduzione? Legambiente nel suo dossier fornisce alcune risposte.
La capillare presenza, nel nostro Paese, di questi impianti influenza lo scenario relativo allo smaltimento di rifiuti urbani in discarica, che si presenta in sintesi come segue:
il 39% dei rifiuti urbani, pari a 11,7 milioni di tonnellate, sono stati smaltiti sotto terra nel 2012 nel nostro paese. Si tratta di un quantitativo pari a 196 kg per abitante in un anno;
Il centro Italia ha la peggiore performance (56% dei rifiuti urbani in discarica, pari a 3,8 milioni di tonnellate)
le discariche attive nel nostro Paese nel 2012 erano 186: 79 al Nord, 66 al Centro e 41 al Sud.
Con specifico riferimento all’ecotassa, in base ai dati riportati da Legambiente, vi è solo una regione, le Marche, che ha previsto la modulazione del tributo speciale per lo smaltimento in discarica in base a un criterio di premialità/penalità, basato sul superamento degli obiettivi di legge sulla percentuale di raccolta differenziata finalizzata al riciclaggio.
In sostanza il meccanismo è questo: maggiore è il superamento e maggiore è lo sconto sull’ecotassa sulla discarica praticato ai Comuni virtuosi.
Vi è poi un gruppo di regioni che devono migliorare la normativa regionale sull’ecotassa.
In queste regioni è in vigore la modulazione del tributo speciale per lo smaltimento in
discarica in base a un criterio di premialità/penalità, basato solo sul raggiungimento
degli obiettivi di legge sulla percentuale di raccolta differenziata finalizzata al
riciclaggio, senza sconti progressivi e proporzionali all’aumentare della percentuale di
raccolta differenziata finalizzata al riciclaggio.
Altre regioni invece non prevedono una norma regionale che moduli il tributo speciale per lo
smaltimento in discarica in base ad un criterio di premialità/penalità.
Queste regioni vengono bocciate, secondo il giudizio di Legambiente, per non aver sfruttato le opportunità offerte dall’introduzione dell’ecotassa.
Dal dossier emerge poi che ancora troppi rifiuti urbani sono smaltiti in discarica e non si incentiva, come si dovrebbe, la politica della riduzione del quantitativo di rifiuti e del riciclaggio.
Legambiente ha predisposto quindi all’interno del dossier anche alcune proposte, che, se applicate, sarebbero in grado di ridurre i conferimenti in discarica aumentando il riciclaggio dei rifiuti.
Vediamole nel dettaglio:
1 – Colpire lo smaltimento in discarica
Egrave; necessario aumentare i costi di conferimento dei rifiuti in discarica. Tutte le Regioni italiane devono fissare a 25 euro per tonnellata (oggi questo avviene in rarissimi casi) l’entità del tributo regionale per i rifiuti che vengono smaltiti in discarica dopo il pretrattamento. Tutte le Regioni, tranne le Marche, devono però modulare il pagamento del tributo speciale per lo smaltimento in discarica in base a un criterio di premialità/penalità, basato quantomeno sull’entità del superamento degli obiettivi di legge sulla percentuale di raccolta differenziata finalizzata al riciclaggio.
2 – Eliminare gli incentivi per il recupero energetico dai rifiuti
CIP6, certificati verdi o simili incentivi succedutisi nel tempo non devono più esistere e neppure devono prevedersi fondi per gli impianti di incenerimento. Bisogna invece incentivare i sistemi di raccolta differenziata ed il riciclaggio.
3 – Incentivare il riciclaggio percheacute; divenga più conveniente del recupero energetico
Gli incentivi devono essere previsti sia per la differenziata che per il riciclaggio.
Per incentivare il mercato dei prodotti riciclati bisogna promuovere gli acquisti verdi, prevedendo un’agevolazione sull’IVA per questo tipo di prodotti, l’obbligatorietà di criteri ambientali minimi negli appalti pubblici per beni, servizi e opere della PA, incentivi, anche simbolici, a chi si dota di sistemi di gestione ambientale come EMAS o etichette ecologiche come Ecolabel.
4 – Promuovere serie politiche di prevenzione basate sul principio “chi inquina paga”
Il criterio chi inquina paga risulta l’unico in grado di prevenire la produzione di rifiuti. Chi produce meno rifiuti, sia una famiglia o un lsquo;impresa, deve essere premiato. La nuova tassazione (TARI) a carico di famiglie ed imprese dovrà essere equa e non costituire un ulteriore aggravio fiscale per gli italiani. Il ministero dell’Economia e quello dell’Ambiente devono rivedere il nuovo tributo sui rifiuti secondo il principio “chi inquina paga”, calcolandolo solo – come già avviene efficacemente in centinaia di Comuni – sull’ effettiva produzione di rifiuti indifferenziati (determinabile secondo peso, volume o numero dei prelievi dei sacchi o bidoni), permettendo alle utenze più virtuose di pagare meno.
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