L’opinione di Marinella Dimiccoli – Qule futuro per la chimica nella scuola?
10 Luglio 2016
Marinella Dimiccoli, laureata in Chimica Industriale nel 2004 presso l’Università degli studi di Napoli Federico II . Dopo alcuni anni di ricerca scientifica nell’ambito della produzione di fibre destinate alla sostituzione dei materiali a base asbestosa, dal 2007 lavora nell’ambito delle consulenze ambientali. Da 3 anni insegna Scienze dei Materiali e Chimica presso un Istituto Professionale per Odontotecnici.
Quale futuro per la Chimica nella scuola ?
I nuovi regolamenti scolastici approvati dal Governo il 28/5/09 e il 12/6/09 prevedono forti tagli alle discipline scientifiche e, inspiegabilmente, soprattutto a quelle chimiche, tutto ciò a discapito delle prossime generazioni di studenti in uscita da licei ed istituti tecnici e professionali, i quali avranno una preparazione scientifica generalista e superficiale, ma anche del Paese, che negli anni a venire potrebbe perdere sempre più le proprie competenze nei settori scientifico e tecnologico.
Già da tempo la Società Chimica Italiana, il Consiglio Nazionale dei Chimici, la Conferenza dei Presidenti di Consiglio di corso di Laurea di area Chimica, l’Associazione insegnanti chimici, il Coordinamento docenti di discipline scientifiche e tecnologiche ed il Gruppo docenti di chimica e tecnologie chimiche hanno denunciato insieme questa grave mancanza di considerazione per l’insegnamento della Chimica; per tale motivo mi rallegra il fatto che, proprio nell’anno internazionale della Chimica, i Presidenti degli ordini territoriali dei chimici abbiano nuovamente preso posizione per ribadire l’importanza del rispetto delle competenze e della chimica in particolare, materia certamente centrale tra tutte le discipline scientifiche.
Sono tanti i punti critici emersi dalle bozze dei quadri orari degli Istituti Tecnico -Professionali e dei Licei approvate in prima lettura dal Governo.
Nel caso degliistituti tecnico-professionali, con preoccupazione si nota:
1. che si ha un notevolissimo taglio delle ore di tutte le discipline scientifiche e tecnologiche, di cui, inspiegabilmente, sono la Chimica e le discipline chimiche ad essere maggiormente colpite (tagli dal 20% ad oltre il 50% del numero di ore), a fronte di un incomprensibile aumento delle ore di Italiano (del 15%) e di Matematica (del 10%). C’è quindi il pericolo che i futuri diplomati tecnici abbiano un bagaglio di conoscenze scientifiche e tecnologiche molto minore degli attuali periti. Non si considera che per un apprendimento significativo, e quindi efficace, delle scienze sperimentali di chimica è richiesta una didattica laboratoriale, impensabile con le 2 ore settimanali previste di lezione.
2. che nei bienni iniziali degli istituti tecnici è presente l’insegnamento-calderone scienze integrate (chimica, fisica, scienze), mentre andrebbero invece indicati come distinti insegnamenti la Chimica, la Fisica, le Scienze, insegnate ciascuna da docenti formati specificamente nella rispettiva materia.
3. che ci sarebbe la volontà di conferire l’insegnamento di discipline chimiche a docenti in possesso del solo diploma. Verrebbero, praticamente inventati insegnamenti “chimici” in cui la chimica verrebbe insegnata in laboratorio dal solo docente tecnico pratico diplomato, cosa impossibile per le discipline chimiche, che non sono mai scindibili tra teoria e pratica, e per il cui insegnamento il docente Laureato in Chimica o CTF è necessario ed insostituibile.
Nel caso deilicei, la Chimica si trova accorpata nell’insegnamento-calderone scienze naturali insieme alle scienze (biologiche e naturali), che, invece di essere scisso negli autonomi “insegnamenti” “Chimica” e “Scienze della terra e Biologia”, viene tenuto inspiegabilmente unito, e notoriamente affidato ai docenti di scienze della classe di concorso A060, per la quasi totalità laureati in scienze naturali o biologiche (i quali sono più numerosi, ma che tutto sommato hanno sostenuto in tutta la loro carriera universitaria 2 soli esami di chimica), con buona pace delle migliaia di docenti laureati in Chimica e CTF della classe di concorso A013 (i quali hanno sostenuto circa 20 esami di discipline chimiche).
Non me ne vogliano i colleghi delle altre classi di conocrso, per cui nutro profondo rispetto, ma, visto il tradizionale sistema di formazione universitaria, rigorosamente monodisciplinare, per i docenti delle diverse discipline scientifiche di chimica, fisica, scienze naturali o biologiche, che senso ha proporre classi di concorso pluridisciplinari?
Credo che difficilmente tutto ciò andrà a premiare il merito, ma certamente sarà a discapito della qualità dell’insegnamento.
In un contesto economico-sociale dove tutto è labile ed in continua evoluzione, non credo sia opportuno stravolgere i fondamenti delle scienze, inserendo come nuova branca del sapere la “tuttologia“, essa non porterà mai ad una completa ed approfondita conoscenza delle discipline scientifiche e soprattutto non educherà le nuove generazioni ad un approccio sistematico per la risoluzione dei problemi.